Questo è il
primo tratto di lunga transiberiana, con giornate intere passate in treno, i nostri tre treni precedenti erano solo
notturni: il tempo di salire, mettersi a dormire, e si era arrivati. Abbiamo già
provato praticamente tutte le sistemazion (esclusa la costosa prima classe):
cuccette in terza classe (Platskart) da San Piteroburgo a Mosca, cuccette in
seconda classe da Mosca a Kazan su cabine chiuse (Kupe) e sedili nel tratto
notturno da Kazan a Ekaterinburg. A parte i sedili, per ovvi motivi di
scomodità, preferiamo la terza classe rispetto alla seconda: le cabine chiuse
isolano troppo dall’esterno e dalle altre persone e non permettono di vedere i
finestrini della parte opposta. Poi, nelle "kupe", se capiti con qualcuno che vuole tenere le finestre chiuse per dormire
fino a tarda mattina… è finita! Dove possibile abbiamo sempre prenotato le
cuccette "Platskart" di terza classe.
In questo
lungo tratto fino a Irkutsk siamo di nuovo in terza classe. Abbiamo una
cuccetta alta e una bassa, sulla stessa linea, così possiamo scegliere
liberamente quando stare seduti o dormire e abbiamo la “cassapanca” sotto la
branda inferiore riservata solo per i nostri bagagli. I nostri compagni di
scompartimento, quelli che stanno di fronte a noi, sono una coppia di
Ekaterinburg che sta andando sul lago Baikal per una vacanza (coraggiosi
questi: quattro giorni di viaggio tra treno a bus per farsi una vacanza al
lago!), lei molto carina e attenta, lui burbero e silenzioso.
Anche su
questo treno ci viene consegnato il sacchetto sigillato delle lenzuola bianche
(già compreso nel biglietto), da stendere sul sottile materasso. Intorno a noi ci
sono soprattutto donne e bambini, pochi uomini. Fuori sempre pioggia e nebbia.
Il vagone non ha l’aria condizionata, ma fa comunque fresco. Finiamo di farci
il letto con la pila perché le luci vengono spente presto.
Per via del
fuso orario, della latitudine alta e per il fatto che ci stiamo spostando verso
est, l’alba arriva molto presto, alle due comincia già ad illuminarsi il cielo.
Al km 2102 (lungo tutta la transiberiana ci sono delle pietre miliari con
indicati i km di distanza da Mosca),
trecento chilometri dopo Ekaterinburg, si entra ufficialmente in
Siberia, la famosa terra delle tempeste di neve, dei gulag, delle steppe senza
fine e delle distese interminabili di taiga. Finiti gli Urali il tempo cambia
completamente, spariscono nebbia e nubi e compare il sole, anche la temperatura
comincia a salire. In treno fa caldo, ma
aprendo i piccoli finestrini entra ancora dell’aria fresca.
I nostri compagni
di viaggio non parlano inglese, ma tentano di farlo. Ci dicono più volte che
quello che vediamo fuori dal finestrino è la “taiga”, la foresta boreale della
Russia asiatica, un’enorme distesa di pini e betulle dal tronco bianco. Gli
alberi sono in genere più bassi di quelli che siamo abituati a vedere nelle foreste
tropicali e in quelle alpine, d’altronde qui l’ambiente è duro e gli alberi
devono lottare con temperature che per sette mesi all’anno sono quasi sempre
sotto lo zero. Il paesaggio che si sussegue è monotono, rari villaggi fatti di
case in legno si alternano a lunghi tratti di nulla. Forse è proprio questo il
fascino di questo viaggio interminabile: contemplare il niente dal finestrino.
Dentro il
treno la vita scorre in silenzio, qualche sussurro di chi parla a voce bassa.
Molti leggono. Con la nostra tazza comprata al supermercato ci facciamo spesso
il the o il caffé usando l’acqua bollente del “samovar”, un bel modo di passare
il tempo osservando le immagini che si susseguono. Ogni tanto passa la
provodniza a pulire il pavimento, oppure l’addetta al vagone ristorante per
vendere dei fagottini dolci e salati. Molte sono le donne grasse che viaggiano,
un nostro passatempo è anche guardare le montagne di grasso delle loro pance e
dei loro fianchi che “dondolano” all’andare del treno. Un gruppo di uomini
russi già abbondantemente ubriachi invita Ruggero a bere vodka, non può
rifiutare e poi si fanno fare la foto con lui.
Alle soste
dei piccoli villaggi il treno si ferma al massimo due minuti, mentre in quelle
delle città più grandi le soste sono di mezz’ora o più, allora tutti scendiamo
dal treno per sgranchirci le gambe o per acquistare qualcosa dai chioschetti
lungo i binari. Alcune babushke vendono il pesce affumicato in casa.
Il mitico
vagone ristorante è quasi sempre vuoto, malgrado il treno sia pieno. Tutti
tendono a portarsi il cibo da casa. Noi ci andiamo ogni pomeriggio, non per
mangiare (preferiamo rimanere leggeri e mangiare la frutta che abbiamo con
noi), ma per bere una birra al fresco dell’aria condizionata. Ne approfittiamo
per caricare il computer (a pagamento, 200 rubli) e le macchine fotografiche. Pochissimi
i turisti occidentali in treno, nessuno nei nostri vagoni di terza classe,
qualcuno nei vagoni “kupe”.
Intanto il
treno va. Betulle di qua e di là, sottili e slanciate verso l’alto come fanciulle.
Ponti, fiumi e torrenti. Piccoli villaggi e semplici case in legno che lasciano
immaginare la difficile vita in questi posti durante i gelidi inverni. Fusi
orari che si susseguono veloci anche a salti di due ore, non lasciando il tempo
di capire che ore sono: “Sono le cinque?
Ma è l’ora di Ekaterinburg, quella di Irkutsk, oppure quella di Mosca? Persone che salgono e che scendono, vite che
passano, sogni che si avverano.
L'evento di Tunguska
Nel 1908 un corpo celeste si abbatté sulla taiga, poche centinaia di km
a nord di Krasnoyarsk, lungo il fiume Tunguska Pietrosa. L’impatto fu
violentissimo, tanto che i sismografi lo registrarono fino a migliaia di
chilometri di distanza. Una vasta area fu completamente devastata e di colpo
sparirono 50 milioni di alberi. Persino il treno che transitava sulla Transiberiana
deragliò per lo spostamento dei binari. Secondo gli scienziati l’energia
rilasciata nella remota taiga fu di circa mille volte superiore a quella
prodotta dalla bomba di Hiroshima. Nonostante in tutto il mondo si parlasse di
Tunguska, il luogo era così remoto che la prima spedizione scientifica russa arrivò
lì solo nel 1927. La seconda nel 1999 ad opera dei ricercatori dell’università
si Bologna e di Trieste.
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Fermata in una delle tante piccole stazioni. Le babushka si affrettano a vendere i loro prodotti. |
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In treno ognuno ha il suo passatempo |
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Pennichella pomeridiana |
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La taiga (foresta boreale) da' una sensazione di natura selvaggia |
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Venditrici di pesce affumicato durante una sosta |
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Ferrovia vicino a Omsk: questo è il tratto più trafficato al mondo per il trasporto di merci |
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Il nostro treno visto dal passaggio sopraelevato della stazione |
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Le betulle danzanti viste a 100 km all'ora |
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Una delle stazioni lungo la transiberiana, alcune hanno nomi impossibili come quella di Uyarspasopreobrazhenskoye! |
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Una vodka non si può rifiutare (inutile dire che sono astemio) |
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L'alba alle 2.30 di mattina...nel vagone tutti dormono |
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Villaggi lungo la ferrovia prima di Irkutsk |
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Arcate sui fiumi: l'Ob che attraversiamo è uno dei più lunghi al mondo |
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