Due giorni:
uno di treno da una città all’altra e uno per visitare la città e i templi di
Ulan Ude. Le pietre miliari segnano 5185 km a Irkutsk e 5640 km a Ulan Ude (distanze
da Mosca).
Il viaggio
in treno da Irkustsk a Ulan Ude è di circa otto ore. Sarebbe stato un notturno
se la guida non l’avesse indicato come il tratto di strada più bello di tutta
la transiberiana. Decidiamo di farlo di giorno e prendiamo il biglietto
direttamente in stazione a Irkutsk, sperando di trovare dei treni con sedili,
invece del più costoso treno con cuccette proposto su internet dal sito delle
ferrovie russe. Niente da fare, di giorno c’è solo quel treno e non possiamo che prenderlo. Ma acquistare un biglietto senza sapere il russo è
praticamente impossibile. Ci viene in aiuto una donna che chiama con il suo
telefonino un’amica che parla inglese, spieghiamo al telefono cosa ci serve e
la persona che ha chiamato ci trascrive in russo la richiesta da presentare
alla biglietteria. La cosa funziona. Se la donna non ci avesse anticipato,
avremmo comunque risolto il problema utilizzando “Google traduttore” che è un
ottimo strumento in caso di emergenza.
Usciamo dalla camera alle 7.30 per prendere il treno per Ulan Ude delle 9.00. La stazione è vicina,
ma abbiamo sempre paura di sbagliare qualcosa. L’albergo ci ha preparato un bel
cestino con la colazione perché, come al solito, prima delle otto non è
possibile farla… se la prendono comoda questi russi!. Abbiamo notato che
prenotando con Booking ti trattano meglio, perché sanno che poi verrà
chiesta una recensione.
Il treno
costeggia il lago per un bel tratto. Si vedono rari bagnanti e qualche
pescatore. La vegetazione arriva fin quasi all’acqua, lasciando due o tre metri
di sassi, quasi assenti le zone con sabbia. Non ci sembra comunque uno
spettacolo per cui valesse la pena fare la strada di giorno, anche tenendo
conto del fatto che la vista non è ottimale perché i finestrini del treno
sono leggermente oscurati, sporchi e non è possibile aprirli.
Il problema
delle finestre chiuse è una seccatura per chi vuole fare delle
foto mentre il treno corre: se si è fortunati si trovano due piccole
botole all’inizio di ogni vagone che si possono abbassare, altrimenti ci si deve accontentare
di fotografare attraverso i vetri.
Prima di
arrivare ad Ulan Ude il treno si allontana dal lago e il paesaggio cambia, si
diradano gli alberi e si cominciano a vedere le distese di prati verdi tipici
della Mongolia il cui confine si trova solo 200 km più a sud. Si notano anche
sporadiche mandrie al pascolo e piccoli greggi di pecore, mai visti prima d’ora.
I villaggi si susseguono con maggiore frequenza e sono costituiti prevalentemente
di basse case in legno, generalmente di uno o al massimo due piani. I tetti
sono fortemente pendenti per facilitare la caduta della neve e in taluni casi
sono a doppia falda, spesso hanno colori vivaci.
Ulan Ude è
la capitale della Buriazia, una regione della Russia abitata prevalentemente
dai buriati, la più grande minoranza etnica russa. I buriati sono di origine
mongola, come dimostrano le loro caratteristiche somatiche, i loro usi e
costumi, l’allevamento itinerante e l’uso della yurta per il pernottamento. Con
l’annessione della Buriazia alla Russia, intorno al 1700, la popolazione ad
ovest del lago Bailkal (buriati di Irkutsk) venne sottoposta ad un forte
processo di “russificazione”, con l’abbandono del nomadismo e della religione,
mentre quelli ad est (buriati di Ulan Ude), rimasero sotto l’influenza mongola,
di religione buddhista. Nel 1741 la religione buddhista lamaista fu riconosciuta come una delle religioni
ufficiali della Russia.
Il cambiamento di cultura rispetto alle città precedenti
lo notiamo anche nella pulizia: fino ad ora non si vedeva mai una carta per
terra o della sporcizia ammucchiata lungo le strade, qui sì.
Ulan Ude è
piacevole e si respira subito un’aria esotica. I gestori dell’albergo non
parlano inglese, ma con Google traduttore capiamo che vogliono portarci prima
di sera a vedere il nuovo monastero buddhista, Rinpoche Bagsha Datsan, appollaiato
su un’altura che domina la città. Il monastero è scintillante con all’interno
una solenne statua dorata del Buddha alta 6 metri. Intorno c’è un lungo khora
(percorso di preghiera) che percorriamo assolutamente in senso orario. Non ci
aspettavamo di trovare dei templi buddhisti proprio in Russia, soprattutto dopo
l’epurazione di Stalin, che ne ha fatti distruggere molti. Dal tempio si ha una
bella vista su tutta la città, fatta prevalentemente di case in legno, a parte
i palazzoni russi nella parte centrale. Sulla destra il grande fiume Selenga
porta le sue acque dalla Mongolia al lago Baikal.
Torniamo in
città che il sole è già tramontato e andiamo subito a vedere la sua attrazione più
famosa: la testa in bronzo di Lenin più grande al mondo. Se anche il corpo
fosse stato costruito con le stesse dimensioni, la statua avrebbe potuto
rivaleggiare per dimensioni con quella della Libertà. Poco lontano, davanti al
teatro e ad una copia dell’arco di trionfo costruito sopra una delle strade
principali, c’è una fontana con giochi d’acqua, musica e luci colorate. Intorno,
intere famiglie giocano con i loro bambini.
L’indomani
prendiamo un minibus che ci porta al tempio buddhista Ivolginsky datsan, 35 km
fuori città, uno degli unici due templi buddhisti attivi in epoca sovietica. La
strada per arrivarci è costellata di villaggi di case singole con un orticello
e recintate con tavole affiancate una all’altra. Qua e là ancora mandrie al
pascolo. Arrivati al tempio visitiamo le sale principali e, facendo il giro del
khora, vediamo le case dei monaci e i templi secondari. La struttura
principale è stata eretta in onore del 12° Khambo Lama, il cui corpo è stato
riesumato nel 2002. Con sorpresa generale il corpo era ancora intatto a
distanza di diversi decenni dalla morte, ora viene esposto sei volte
all’anno con grande afflusso di fedeli.
Prima di
sera facciamo la solita spesa per le 52 ore di treno che ci aspettano
fino a Khabarovsk. Poi, recuperati i bagagli dall’albergo (l’unico che ci ha
concesso il checkout esattamente 24 ore dopo l’arrivo e non entro le 12.00 come
gli altri), andiamo alla stazione in attesa del treno che arriverà alle 23.00 secondo
orario di Mosca, corrispondenti alle 4.00 locali. Cinque ore di attesa non
sono poche, così proviamo l’ostello ad
ore della stazione: un ostello creato proprio per chi vuole riposarsi in attesa
del treno. Pensando al degrado delle stazioni italiane prevediamo sia sporco e
pieno di barboni, invece lo troviamo pulito e funzionale, dall’apparente
aspetto di una corsia d’ospedale. Questi tipi di ostello ci sono in tutte le
principali stazioni russe. Pagando un euro a testa all’ora abbiamo una camera
doppia con tanto di televisione da 32 pollici e bagno in comune. Poco prima
delle quattro l’addetta alla reception viene a svegliarci con fare sicuro e
sorridente. Saliamo in treno, ci facciamo il letto e torniamo a dormire cullati
dal dolce dondolio, e qualche forte scossone, del treno.
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Il treno verso Ulan Ude |
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Passaggio fragole |
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Mucche al pascolo intorno al lago |
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Case di ieri (yurte) |
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Case di oggi (con tetto a doppia falda) |
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La testa di Lenin più grande del mondo, alta 7,7 metri |
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Il monastero di Ivolginsky a 35 km da Ulan Ude |
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Ruote di preghiera intorno al tempio |
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Figure buddhiste nel tempio |
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L'imbevibile the mongolo al latte |
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Il Buddha alto sei metri del Rinpoche Bagsha Datsan |
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Preghiere al vento |
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Trova le differenze |
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Il nostro unico biglietto del treno comprato allo sportello |
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Vecchia locomotiva davanti al museo ferroviario |
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