A Irkutsk
stiamo due giorni, uno al lago (a Listvyanka) e uno in città. Fa caldo: 33°C,
giorni di sole.
Quando
arriviamo alla stazione di Irkutsk, dopo i 3.500 km di treno, dobbiamo spostare
le lancette dell’orologio in avanti di tre ore: ora siamo +5 rispetto a Mosca,
+6 rispetto all’Italia. Operazioni di questi tipo si fanno di solito quando si
vola in aereo, non c'era mai capitato di spostare di così tanto l’orologio
dopo una tratta in treno o in bus. La Russia ha nove fusi orari, ma gli orologi
esposti nelle stazioni e a bordo dei treni segnano sempre l’ora di Mosca.
A Irkutsk ci
si accorge di essere lontani dall’Europa, le persone hanno gli occhi a mandorla
e i lineamenti del viso sono decisamente orientali. Facciamo un giro per il
mercato della città prima di prendere il marshrutka (pulmino) che ci porterà al
lago Baikal, 70 km a sud della città. Il mercato è molto grande, ha sia una
zona coperta che scoperta, ed è diviso in settori. Ci lavorano solo le donne,
come sempre, spesso sorridenti; i pochi uomini presenti sono burberi e talvolta
antipatici. Facciamo colazione al volo mentre passiamo per i banchi, con banane
e kefir, uno yogurt acidulo. Nella sezione del miele ci offrono diversi
assaggi.
Una ventina
di chilometri prima di arrivare al villaggio di Listvyanka visitiamo il museo
etnografico Taltsy, una notevole esposizione di vecchi edifici siberiani
situati in un’incantevole foresta vicino al fiume. Alla Kacca (cassa,
biglietteria) non ci vogliono tenere gli zaini, così andiamo avanti finché una
guardia ci dice di lasciarli lì, vicino a lui, lungo la strada…chissà se li
ritroveremo. Il museo è carino, ma le case fatte di tronchi di legno non sono poi
tanto diverse dalle nostre tipiche case di montagna.
La strada
che porta a Listvyanka corre lungo la sponda nord del lago. Sembra di essere al
mare, la distesa d’acqua si perde a vista d’occhio. Sulla spiaggia di sassi ci
sono turisti e locali in costume, ma solo pochi coraggiosi osano fare il bagno: l’acqua
del lago, ghiacciata per buona parte dell’anno, d’estate non supera i 10 °C.
Andiamo a piedi verso il Baikal Hostel, super consigliato dalla Lonely Planet
perché è immerso nel verde (anche troppo per chi deve farsi 30 minuti a piedi
con gli zaini in spalla). Noi siamo attirati dalla possibilità di fare la banya,
la caratteristica sauna russa. Questa è l’unica sistemazione che fino ad ora non
abbiamo prenotato con Booking, scrivendo direttamente una mail.
Abbiamo fatto la banya la sera stessa, dopo cena, eravamo soli. La struttura, isolata dal resto della casa, ci ha permesso di uscire nudi dopo ogni ciclo di banya e osservare il cielo pieno di stelle: Cassiopea, l’ Orsa Maggiore e Minore, si distinguevano chiaramente tra gli alberi sopra di noi. La banya è
una tradizione siberiana presente in molte case. È composta da una camera a
vapore con una temperatura superiore agli 80°C, un secchiello per versarsi
l’acqua fredda sul corpo appena usciti dalla stanza e dei ramoscelli di betulla
per fustigarsi (o farsi fustigare) il corpo in modo da detergere a fondo l’epidermide.
Pare che la linfa contenuta nelle foglie dei rami di betulla contribuisca a
liberare la pelle dalle tossine. Per entrare nella stanza calda si deve indossare
un cappello di feltro in modo da proteggere i capelli dall’effetto del calore.
Nel
pomeriggio, lungo la strada che costeggia il lago, vediamo una donna che sta
affumicando l’omul, un pesce tipico,
cugino del salmone e della trota, lo stesso pesce che vedevamo vendere lungo i
binari alle fermate del treno. Ci fermiamo sui tavoli improvvisati che ha
allestito nel cortile di casa per pranzare con due bei pescioni, una pagnotta
di pane e del the. Buonissimo.
Al mercato
del villaggio, dove l'omul viene venduto in quantità industriale, troviamo il
coraggio di bere il kvas, una bevanda
fatta di pane di segale fermentato in acqua, che in estate viene spesso
spillato per strada da grossi fusti sistemati su carretti. L’aspetto è quello
della Coca Cola, il sapore ricorda la birra allo zenzero ed è magnificamente
fresco e dissetante.
Passiamo il
resto della giornata camminando lungo il fiume e fermandoci a sorseggiare una
birra mentre il sole tramonta sull’acqua. Gli unici due turisti occidentali che
incontriamo sono una coppia di olandesi in viaggio lungo la trasmongolica. - Dopo
il lago Baikal la linea ferroviaria si divide in quattro rami, i due più
famosi sono la transiberiana e la trasmongolica; quest’ultima passa per Ulaan
Batar e finisce a Pechino, in Cina. - Per i due turisti il Baikal è la prima tappa
dopo Mosca; hanno trascorso quattro lunghi giorni di treno durante i quali
hanno ammesso di essersi annoiati, soprattutto per la monotonia del paesaggio.
Ci ha colpito il fatto che un’agenzia abbia prenotato loro tutto lo
scompartimento chiuso (kupe) in modo che potessero essere soli…
probabilmente si sono annoiati proprio per questo, se lungo il viaggio non puoi
osservare la giostra di persone che ti gira intorno, e che talvolta ti rompe le
palle, perdi una grande parte dello spettacolo.
L’indomani,
dopo aver fatto colazione nella nostra baita, partiamo per tornare a Irkutsk,
fermandoci prima al Museo del Baikal, uno dei rari musei dedicati ad un lago. Il museo, anche se quasi tutto in russo, è interessante. Scopriamo che il
Baikal è il secondo lago più grande al mondo dopo il lago Titikaka, ma essendo
il più profondo, è quello che contiene più acqua, quasi un quinto dell’acqua dolce non ghiacciata di
tutto il pianeta. Nella parte
nord del lago vive una grossa colonia di foche, molto piccole per dimensioni,
le uniche di acqua dolce sulla Terra. Hanno occhi molto grandi, muso tondo e
possiedono zampe con forti artigli che permettono loro di rompere il ghiaccio.
Nel museo ci sono due esemplari vivi osservabili attraverso un vetro mentre
nuotano nella vasca. Sono così grosse che il loro corpo sembra un enorme uovo…sono buffe!
Durante l’inverno
le temperature di questa parte della Siberia scendono fino a -40 °C e il lago
gela completamente fino a tre metri di profondità, permettendo alle automobili,
e ai camion, di attraversarlo senza l’uso del traghetto. All’inizio del
secolo scorso la transiberiana non girava intorno al lago, si fermava ad Irkutsk
per riprendere dalla parte opposta del Baikal e una nave rompighiaccio trasportava
i viaggiatori da un punto e l’altro. Questa nave è ora diventata un museo visitabile a Irkustk. Facciamo la foto di rito alla roccia dello sciamano (una
piccola roccia che emerge dal lago) che si trova praticamente di fronte al museo e torniamo in città.
A Irkustk fa
tanto caldo, prendiamo posto nel nostro albergo e giriamo la città, che non ha poi
molto di interessante. Visitiamo il monastero Znamensky e la rompighiaccio
ormeggiata nei pressi della Diga dell’Angara, una grande barriera sul fiume che si pensa abbia causato l’innalzamento del lago Baikal di oltre un
metro. Un ragazzo ci invita a visitare il nuovo quartiere pedonale “130”, fatto
di costosi caffè e negozi, su pessima imitazione delle città occidentali.
Malgrado
Irkutsk fosse conosciuta come “la Parigi della Siberia”, anche per i suoi tanti
bar e ristoranti, facciamo fatica a trovarne uno che ci piaccia. Finiamo per
cenare con una pessima pizza. Una curiosità: le città che abbiamo incontrato
prima di questa erano piene di Mc Donald’s,
forse più numerosi di quelli presenti nelle città americane stesse, Irkutsk è
la prima che non ne ha nemmeno uno.
Tundra, Taiga, Steppa
Sono termini
spesso usati indifferentemente, mentre indicano ambienti naturali ben precisi e
diversi fra loro. Da Meridiani, “Siberia”.
Tundra. Dal termine lappone tunturia, “pianura senza alberi”. È la
vegetazione ai limiti delle zone artiche: muschi, licheni, arbusti molto
piccoli (erbacee, mirtilli, sussifraga). Nella tundra piove pochissimo e solo
in estate. Frequentano questo ambiente renne, caribù, alci, volpi polari.
Taiga. Dal termine tajgà, di probabile origine altaica (indicava la “montagna coperta
d’alberi”). Comincia dove termina la tundra e finisce a sud dove iniziano le
foreste temperate. Addirittura un terzo della massa boschiva mondiale è data
dalla taiga: abeti, larici, pini, betulle, pioppi,. Frequentano questo ambiente
alci, renne, cervi, volpi, lupi, linci, orsi, ermellini, zibellini e castori.
Molti insetti in estate.
Steppa. Dal termine russo step, ossia “pianura secca”. È una prateria coperta soprattutto da
erbe (graminacee) e arbusti. Pochissimi gli alberi. L’escursione termica è
notevole: inverni freddi (-40) ed estati calde (+40). Poche piogge. Oltre alla
siberiana, sono steppe anche quelle della Patagonia, le pampas argentine e le grandi praterie americane. Fra gli animali:
ungulati, roditori, rettiliAppena arrivi a Irkutsk i volti cambiano e ci si rende conto di essere in Asia |
La cattedrale di Irkutsk di color bianco e salmone |
La rompighiaccio "Angara". Un tempo trasportava i passeggeri della transiberiana attraverso il lago Baikal |
Chiese siberiane al museo etnografico di Taltsy |
Le caratteristiche finestre delle case siberiane |
Omul, pesce simile al salmone e alla trota |
Vendita dell'omul, pesce endemico del lago Baikal |
Una birra aspettando il tramonto sul lago |
La banya, la sauna russa, con il fascio di ramoscelli di betulla con i quali ci si fustiga |
Vista del lago |
...e chi penserebbe che qui d'inverno ci sono metri di neve? |
Il Balka hostel, per raggiungerlo camminiamo per 30 minuti |
Colazione nella nostra baita |
Al lago tutto è azzurro |
Nuvole di farfalle |
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