Ultima botta
di treno…dalla capitale buriata Ulan Ude alla moderna Khabarovsk, 2.883 km in 50
ore. A Ulan Ude la “pietra miliare” indica 5.640 km, a Khabarovsk 8.523 km (sempre
distanze da Mosca)
Per quasi
tutto il tempo il sole non si è visto: nuvolosità, tanta foschia e qualche
volta pioggia. Forse è stato meglio così, il paesaggio era monotono, ancora
taiga, betulle, pini, qualche villaggio ed impianti industriali, il sole non
avrebbe fatto altro che aumentare ancora di più la temperatura del vagone.
Anche i russi
hanno le loro assurdità: con un costo dell’energia molto basso (tra i 50 e i 60
cent di euro al litro il costo della la
benzina), ne sprecano un sacco con impianti termici arcaici, soprattutto nei
palazzoni e nei musei, dove si vedono tubi volanti che portano l’acqua ai
radiatori uscire dal muro senza alcun isolamento intorno, eppure stanno a
lesinare sull’aria condizionata in treni stracolmi di persone e con le finestre
sigillate. Mah!
Con le prese
elettriche del treno lo stesso problema, ce ne sono solo due sui vagoni di
terza classe da 53 posti, così c’è la corsa ad accaparrarsi la presa elettrica, visto che tutti devono ricaricare almeno una volta il
cellulare o lo smartphone durante i tre, quattro, cinque giorni di treno. Ma non
basta, queste prese sono tarate per un basso amperaggio, così l’interruttore
del vagone salta continuamente. Il computer, per esempio, non può essere
ricaricato con queste prese perché richiede troppa energia, solo quelle del
vagone ristorante vanno bene, ma il loro utilizzo dipende dall’umore della
responsabile: nel primo lungo treno la ricarica era a pagamento, nel secondo
gratis, ma l’addetta storceva il naso, anche se ci siamo seduti a mangiare.
Tornando al
viaggio, questa seconda lunga tratta è stata diversa, più autentica forse,
perché siamo entrati maggiormente in contatto con le persone. Probabilmente eravamo
gli unici turisti occidentali in tutto il treno e i russi erano curiosi di
interagire con noi a gesti o giocando con qualche parola d’inglese.
Abbiamo parlato
molto con i ragazzi di una scolaresca di Yekaterinburg che si stavano facendo
cinque giorni di treno di andata e cinque di ritorno, per passare tre settimane
di trekking nei dintorni di Vladivostok. Erano curiosi di sapere cosa pensiamo
di loro, qual è il nostro impatto con la Russia e se quando suonavano le loro
canzoni con la chitarra ci disturbavano. Giovani, curiosi e belli come tutti i
ragazzi del mondo. Uno studierà legge perché figlio di una famiglia di
avvocati, un’altra vuole fare l’insegnante. Poi hanno cominciato ad insegnarmi
il russo a chiedere l’indirizzo mail e quello di questo blog. Un ragazzo mi
traduce la domanda di una ragazza: “Ma è vero che voi considerate belle le
donne russe?”. Sorrido e rispondo ovviamente di si.
Verso sera
cominciamo a parlare con Raul, un ragazzo buriato sui 25 anni e Vittoria (nome
italianizzato da lei stessa), una signora sulla cinquantina. Il ragazzo parla
un po’ d’inglese, la donna no, così lui fa da interprete. Lui sta andando da
Chita a Vladivostok a trovare la sua ragazza…questo si che è amore: tre giorni
di treno solo per arrivare! Vittoria sta tornando dal lavoro che dista
mille chilometri da casa sua, per questo fa due settimane di lavoro e due di riposo. La discussione si accende sul confronto dei modi di vivere tra russi ed
europei: io dico che la loro vita mi sembra più tranquilla di quella degli
italiani, loro replicano che guardando la televisione, e i nostri film, si sono
fatti l’idea che noi non lavoriamo mai e siamo sempre in vacanza. Invidiano un po’ della nostra libertà. Cerco, senza
successo, di far capire loro che la libertà ha sempre un prezzo e noi lo
paghiamo con una vita frenetica e stressante.
Il treno va,
forse non ne possiamo più, oppure ci stiamo abituando, chissà. Abbiamo
sentimenti contrastanti. Il paesaggio è sempre quello, ma è tutta la situazione
del treno ad essere mutevole, imprevedibile. C’è quello che parla nel sonno,
quello che russa e quello che si prepara una brodaglia che esala profumi
impossibili alle sette di mattina. Scene che si susseguono come tanti giri di
giostra. Di fatto, siamo tutti a meditare mentre guardiamo fuori dal
finestrino, è raro che le persone parlino tra loro, c’è sempre un grande
silenzio.
Al km 6.130
la transiberiana raggiunge i 1040 metri di quota, il suo punto più elevato. Ormai
siamo a + 6 ore da Mosca, + 7 dall’Italia. Dopo Chita il paesaggio si fa per un
po’ interessante perché si possono vedere delle colline ondulate tutte verdi e
senza alberi. Poco dopo, all’altezza di Kuenga, secondo la nostra guida, c’è il
punto in cui si interrompeva la transiberiana prima del 1916. Qui i passeggeri
salivano su un piroscafo e seguivano per 2000 km i fiumi Shilka e Amur fino a
Khabarovsk, dove riprendevano il treno. Nel 1916 fu completato il ponte sul
fiume Amur lungo 2.700 m, il più lungo di tutta la transiberiana, e il servizio
dei traghetti fu sospeso.
Al km 7.079
finisce ufficialmente la Siberia e inizia l’Estremo Oriente russo, anche se
nella pratica non cambia niente dal punto di vista del paesaggio…sempre taiga. Dove
per taiga si intendono tutte le foreste boreali (quelle dell’emisfero nord) con una
temperatura media annua compresa tra 0 e 5 °C e per parecchi mesi all’anno
sotto lo zero. Questo tipo di vegetazione rappresenta quasi un terzo di tutta la massa forestale
terrestre costituita prevalentemente da conifere, che precedendo le zone di
tundra. La taiga è presente soprattutto in Russia, Canada, Scandinavia e Alaska.
Nell’Estremo
Oriente russo, a pochi km dalla transiberiana, è in costruzione il Cosmodromo
di Vostochny con una nuova piattaforma di lancio dei missili, in modo da
ridurre la dipendenza della Russia dall’attuale Cosmodromo di Baikanor, in
Kazakistan. Dovrebbe essere completata nel 2018. Chissà, magari in futuro, un
fortunato viaggiatore, potrà assistere al lancio di qualche veicolo spaziale
mentre siede tranquillamente in treno.
Due ore
prima di arrivare a Khabarosk il treno si ferma nella città di Birobidzhan famosa
per essere il capoluogo della Regione Autonoma Ebrea, la cosiddetta “Sion di Stalin”. Verso la fine degli
anni ’20 le autorità sovietiche concepirono l’idea di creare in quest’area una
zona dove confinare tutti gli ebrei russi. La maggior parte di loro giunse qui dalla
Bielorussia e dall’Ucraina, ma anche dagli Stati Uniti, dall’Argentina e
persino dalla Palestina. La comunità ebraica non superò mai le 32.000 unità e
si ridusse molto con l’arrivo dell’antisemitismo degli anni ’30. Crebbe
nuovamente fino il 1991, quando gli ebrei russi cominciarono ad emigrare in
massa verso Israele. Oggi gli ebrei esistenti si attestano intorno alle
3000-4000 unità.
Arriviamo a
Khabarosk con un’ora di ritardo, cosa strana per i treni russi sempre
estremamente puntuali. Lasciamo i bagagli in deposito e ci avventuriamo per la
città. Abbiamo una decina di ore per visitarla, questa sera si riprende il
treno per Vladivostok, la nostra quarta notte consecutiva in treno e ultimo
tratto di transiberiana.
Girando per
Khabarosk ci facciamo subito l’idea che, se anche avessimo saltato questa città,
non avremmo perso niente. Ci sono i soliti musei etnografici (tutti uguali) che
non abbiamo nessuna voglia di visitare. Ci attira il museo archeologico perché contiene delle
copie delle pitture rupestri presenti nell’interessante villaggio nanai di
Sikachi-Alyan, ad 80 km a nord di Khabarosk, che gli esperti fanno risalire a
12.000 anni fa. Il villaggio è troppo lontano per noi ma almeno ci facciamo un’idea
con quello che vediamo nel museo.
Dopo una
passeggiata sul lungofiume, per ammirare la maestosità dell’Amur, uno dei fiumi
più lunghi al mondo con 2.824 km, che salgono a 4.440 km se si considera il più
lungo dei suoi rami sorgentiferi (la Russia ha 6 dei 20 fiumi più lunghi al
mondo), ci facciamo una pizza nell’unica, forse, pizzeria a legna della Russia.
In questa pizzeria italiana, nessuno parla italiano, ma tutto è ispirato al
nostro paese, comprese le canzoni sullo sfondo di Celentano, Ramazzotti, Vasco,
ecc. I camerieri sono vestiti con maschere carnevalesche e rispondono
alla chiamata solo dicendo “Mamma mia!”. Ogni tanto mettono in atto qualche piccola
scenetta per intrattenere gli ospiti. La pizza è molto buona. La pizzeria si
chiama V-Drova e si trova nella via principale Muravyova Amurskogo al n° 5, merita
sicuramente una visita.
Facciamo un’ultima
passeggiata per la città e poi andiamo in stazione con il bus. Ci aspetta il
nostro ultimo treno, domattina alle 9.30 saremo a Vladivostok.
|
Ancora treno e taiga... i treni sono sempre molto lunghi, con più di 20 vagoni |
|
Passatempi |
|
S'intonano canzoni |
|
Ruggero tiene lezione anche qui |
|
Sei dei venti fiumi più lunghi al mondo sono russi |
|
E' raro vedere animali al pascolo lungo la transiberiana |
|
Offerta di lardo affumicato: una delizia |
|
Giochi durante le fermate più lunghe per sgranchirsi le gambe |
|
Chilometro 7.493 (da Mosca), sosta a Magdagachi |
|
La stazione di Khabarosk |
|
L'inizio della passeggiata lungo il fiume Amur a Khabarosk |
|
Pitture rupestri del villaggio di Sikachi-Alyan risalenti a 12.000 anni fa |
|
Queste pitture si trovano in un villaggio nanai a 70 km da Khabarosk |
|
Non solo alberi lungo la transiberiana |
|
La Cattedrale dell'Assunzione di Khabarosk proprio di fronte al fiume Amur |
|
Interni blu della cattedrale |
|
La divertente pizzeria V-Drova a Khabarosk....tutti vestiti in maschera |
|
I camerieri rispondono alla chiamata solo se si urla: "Mamma Mia!" |
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.