Finalmente
siamo a Kyoto, sicuramente la città più
importante del Giappone dal punto di vista culturale. Se Tokyo rappresenta il
Giappone più moderno, vivo, colorato, pazzo, eccentrico, tecnologico, Kyoto è
invece il cuore della tradizione, della storia, della cultura e rappresenta la
più grande immagine del Giappone che giustamente attrae tanti di noi e
affascina tutto il mondo.
Pur essendo
una grande città (mai come Tokyo e Osaka) Kyoto mantiene dimensioni umane sia
in altezza che in larghezza. Molti dei luoghi di maggior interesse possono
essere raggiunti a piedi e in alcune zone le case sono ancora in legno, ad uno
o due piani al massimo, dando l’idea di essere nel passato. Ogni tanto,
tra un edificio e l’altro, sbuca un santuario o un tempio, sono centinaia a
Kyoto, tanto che si rischia l’overdose, a meno che non ci si metta dentro
qualche simpatico diversivo, come quello di sedersi al bordo della strada,
verso l’imbrunire, e attendere il passaggio di quelle magiche figure che da
sempre affascinano il mondo intero: le geisha.
Sono cinque
i quartieri frequentati dalle geisha a Kyoto. Quelli più carismatici, e forse
più belli, sono Pontochò e Gion, non distanti tra loro. Scendendo dalla collina
dei santuari shintoisti di Maruyama Koen si incontra per primo Gion,
successivamente, al di là del torrente Kamo-gawa, c’è la stretta via di
Pontochò, piena di locali notturni e bei ristoranti…e di conseguenza piena
anche di italiani in vacanza. Le geisha si trovano soprattutto a Gion e il
momento migliore per vederle è all’imbrunire, quando vanno in qualche casa da
tè, o in qualche ristorante, per un appuntamento.
Un po’ di
curiosità sulle geisha
Il
significato italiano del termine geisha è grossomodo “artista” o “persona d’arte”,
un significato che ben introduce queste figure femminili che spesso vengono
assimilate erroneamente alle prostitute. Non è da escludere che qualcuna di
loro possa fare sia una che l’altra cosa, ma di base la geisha è una
intrattenitrice di professione, molto dotata e preparata, pagata per agevolare
e ravvivare le occasioni sociali in Giappone.
L’origine di
queste donne d’arte risale intorno al 1600 quando alle feste importanti
venivano chiamate delle figure di intrattenimento, che inizialmente erano
uomini. Qualcosa di assimilabile ai giullari e ai buffoni delle corti medievali
europee. Col passare degli anni cominciarono a comparire le prime donne geisha
che presero sempre più piede. Nel 1617 la prostituzione venne resa
legale in Giappone e la figura tra prostituta e geisha si confuse, per distinguersi
nuovamente nel XVIII secolo, quando i quartieri di prostitute e geisha vennero
definitivamente separati e venne vietato alle geisha di prostituirsi.
Quando, tra
il 1866 e il 1869, un radicale cambiamento politico pose fine all’isolamento
del Giappone, il mondo Occidentale scoperse il fenomeno denominato giapponismo
(secondo noi tuttora presente in Italia, vista la quantità di italiani che si
recano in Giappone e di quelli che vorrebbero andarci).
Artisti come Monet, Van Gogh e Klimt
furono profondamente influenzati dalle stampe che rappresentavano queste donne. Si affermò la moda del kimono tra le signore bene di tutta Europa e nacquero opere
musicali intorno alle figure delle geisha, come The Mikado e la Madama
Butterfly di Puccini. Di fronte a questo successo la cultura del Giappone fu
travisata, soprattutto la figura della geisha, che agli occhi degli occidentali
assunse l’immagine che abbiamo sostanzialmente tuttora: quella di una donna
sensuale e provocate, un’artista del sesso.
L’educazione
Tradizionalmente
le geisha cominciavano il loro apprendistato in tenera età nella “Casa delle
Geisha” affiancate da una donna più esperta che le insegnava il mestiere,
mentre una parte del tempo era dedicato ad imparare le arti nobili come la
musica, il canto, la danza, la letteratura e le nozioni di poesia. Una volta
che le ragazze diventavano abbastanza competenti e dopo aver superato gli esami, potevano andare a vivere da sole e svolgere la professione.
Il vecchio quartiere di Pontochò che si affaccia sul fiume Kamo-gawa |
Il portale che introduce alla collina dei templi di Maruyama Koen, dove le geisha andavano a pregare |
Un ponte all'interno del parco Maruyama Koen |
Alcuni ristoranti in una via del quartiere di Pontochò |
Una geisha si sta recando ad una appuntamento in una casa da the |
Una via del quartiere di Gion |
A volte le geisha dormono con un rigido cuscino a forma di tubo sotto il collo per non rovinare l'acconciatura |
I loro vestiti sono molto costosi e non possono indossare più di due volte lo stesso vestito per un appuntamento con la stessa persona |
Una geisha all'ingrasso del ristorante |
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