Gli impianti
di smaltimento dei rifiuti non sono certo in cima alla lista dei desideri di
chi visita il Giappone, ma l’inceneritore di Hiroshima chiamato “Naka inceneration Plant” merita una
visita se si è interessati all’architettura.
Si tratta di
un vero gioiello tecnologico progettato dall’architetto Yoshio Taniguchi (a cui
si deve anche il nuovo design del MoMA di New York) e sorge quasi sul mare, a
pochi chilometri dal museo che ricorda la tragedia della prima bomba
atomica. Il termovalorizzatore, oltre a
smaltire i rifiuti, produce energia con la quale si auto alimenta, fornisce
acqua calda alla piscina di Yoshijma e a una casa di riposo per anziani.
L’elettricità prodotta in eccesso è acquistata dalla compagnia elettrica
locale.
L’impianto
fa parte di un progetto molto più ampio per promuovere la pace “The Water City Hiroshima 2045: The City of
Peace and Creation”. Grazie alla struttura in vetro l’attività del termovalorizzatore
è visibile da tutti. Secondo l’architetto che l’ha ideato, infatti, l’impianto
deve essere visto perché è uno strumento pubblico e indispensabile a una città
contemporanea; un vero e proprio "museo
dei rifiuti".
Tra le
caratteristiche più interessanti dell’edificio c’è il corridoio centrale delimitato
da alberi “in vetrina”, chiamato Ecorium, dal quale si vedono le macchine al
lavoro. Sempre nel corridoio sono presenti
pannelli touch screen che forniscono informazioni sul termovalorizzatore e sul
processo di incenerimento. Il complesso si può visitare liberamente fino al
sesto piano dove si trovano gli uffici e un’ala con impianti sportivi per ragazzi.
Per arrivarci, dalla città di Hiroshima, si può prendere l’autobus n° 24 che
ferma proprio vicino l’impianto.
I giapponesi
sono molto attenti alla raccolta differenziata e distinguono i rifiuti tra
quelli da riciclare e quelli da “bruciare”. Malgrado non ci siano i cestini per
i rifiuti quasi da nessuna parte (ognuno si porta a casa le immondizie),
nemmeno nei bagni pubblici, non c’è nessuna carta per terra, tanto meno i mozziconi
di sigaretta. Nei rari casi in cui si trovano i cestini dei rifiuti, come può
capitare negli alberghi, nelle stazioni e vicino alle macchinette distributrici
di bibite, è difficile trovare qualcosa fuori posto: nel contenitore della carta
c’è solo la carta, in quello della plastica solo la plastica e in quello delle
lattine solo lattine.
Con questo
non vuol dire che i giapponesi siano rispettosi per l’ambiente. La loro igiene
maniacale porta alla produzione di una quantità considerevole di rifiuti: tutto
è super confezionato, le banane e le mele, per esempio, sono vendute
singolarmente dentro un contenitore di plastica e i sacchetti vengono elargiti
in grande quantità ogni volta che si va a fare la spesa. È un po’ una
contraddizione il fatto che questi impianti modello vengano creati proprio da
quei paesi che producono rifiuti in abbondanza …della serie: “Grandi cattedrali Grandi peccatori”.
Ma quali sono gli altri inceneritori
modello?
Sono generalmente
quelli inseriti in pieno contesto urbano. Il più è l’impianto di Spittelau, Vienna, noto per
essere stato decorato negli anni ’80 dall’artista e architetto ambientalista
Friedensreich Hunderwasser e segnalato addirittura tra le mete turistiche della città. Un
caso recente è rappresentato dal termovalorizzatore di Barcellona, di cui si è
occupata anche la trasmissione televisiva "Super Quark". L’impianto, che
ha una capacità di smaltimento di un migliaio di tonnellate al giorno, è
situato a poche centinaia di metri da uno dei quartieri residenziali più
moderni e frequentati della città, in cui sorgono strutture che ospitano
congressi, manifestazioni culturali, conferenze, alberghi e ristoranti
lussuosi.
La Svizzera
fa scuola con oltre trenta termovalorizzatori distribuiti in tutto il paese che a pagamento smaltiscono i rifiuti degli altri paesi. Degni di nota sono
anche quelli presenti nel contesto urbano di Londra e Copenaghen, non
dimenticando il nostro termovalorizzatore di Brescia, considerato all’avanguardia.
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Alberi intorno ai silos che contengono i rifiuti |
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Il corridoio centrale chiamato ECORIUM, dove si possono vedere i macchinari attraverso un vetro |
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Oggetti esposti come in un museo |
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L'uomo al lavoro intorno ai silos... l'immondizia non si vede |
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La parte finale dell'ECORIUM che si apre verso il mare |
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Il mare e il porto visti dalla terrazza dall'ECORIUM |
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Il giardino intorno all'inceneritore con panchine e giochi per i bimbi |
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Si sale fino al sesto piano |
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L'impianto sportivo ricavato all'ultimo piano |
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Macchinari al lavoro |
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